Sono stato stagista dentro l’ambasciata a Teheran. Ho provato una vergogna incredibile. Ricordo chiamate di tanti iraniani che volevano appuntamento per un visto. Chiedendo spiegazioni ai miei superiori, i diplomatici italiani, mi rispondono: “fatti gli affari tuoi”. Durante il mio periodo, ho visto che il centralinista dell’ambasciata faceva finta di rispondere alle chiamate e poi regolamente chiudeva la comunicazione, senza ascoltare nessuno. Un girone dantesco pieno di arrivisti ed arraffoni di bassa lega.